Fresco di trasferimento dalla Spal al Torino, nel 2013 Berisha doveva difendere la porta gialloblu. Ma la traduzione del contratto fece saltare tutto.

Estate 2013. Il Chievo in porta è coperto con Stefano Sorrentino, davanti nelle gerarchie a Puggioni e Squizzi. Ma l’allora direttore sportivo gialloblu Sartori, alla costante ricerca di campioncini da mettere sotto contratto, scova nel Kalmar in Svezia un profilo interessante come alternativa tra i pali.

Si tratta di Etrit Berisha, che partendo dall’Under 19 della formazione svedese arriva fino in Prima Squadra superando le 100 presenze e giocando alcune gare di qualificazione all’Europa League. Sartori fiuta il colpo, ingolosito forse anche dalle doti al tiro del portiere albanese, autore di 3 gol su calcio di rigore.

Così il 28 giugno 2013 Berisha, con un contratto in scadenza il 31 dicembre dello stesso anno, trova l’intesa con il Chievo per un triennale a partire dal 1 gennaio 2014. Poi però il clamoroso dietro-front e il tesseramento “beffa” con la Lazio.

Il procuratore del portiere infatti fa annullare l’operazione con i gialloblu perché sostiene che il suo assistito, non conoscendo né l’italiano né l’inglese, sia stato manipolato dai dirigenti del Chievo.

Il club della Diga presenta così ricorso alla Fifa, la quale, dopo aver esaminato a lungo il caso, decide di archiviare il procedimento perché il Chievo ha trattato solo con il giocatore e non con il Kalmar. Inoltre l’accordo è stato raggiunto il 28 giugno, due giorni prima dell’apertura ufficiale del mercato svedese. Infine al calciatore è stato presentato un contratto solo in lingua inglese e non, come prevede il regolamento, anche nella lingua madre del giocatore.

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