La storia

La società viene fondata il 6 settembre 1929 da un piccolo gruppo di appassionati di calcio del quartiere veronese di Chievo, assumendo come colori sociali l’azzurro e il bianco. Inizialmente la società non è ufficialmente affiliata alla FIGC, e disputa quindi amichevoli e tornei amatoriali sotto la denominazione di Opera Nazionale Dopolavoro Chievo. Il terreno di gioco su cui vengono disputate le partite si chiama “Stefani”, ed è all’interno della villa omonima che ospita anche la sede dell'”Opera Nazionale”.

La squadra viene ricostituita dopo la fine della seconda guerra mondiale come Associazione Calcio Chievo, e nel 1948 torna a giocare in Seconda Divisione. Inizialmente (solo nel 1948) le maglie non sono più biancocelesti ma rossoblù; anche il campo è cambiato, e le partite interne vengono disputate sul campo “Cardi e Biondani”, bonificato con l’aiuto e la partecipazione di decine di appassionati.

Nel 1964 Luigi Campedelli, uomo d’affari e proprietario della Paluani, diviene presidente del Chievo. Nel corso degli anni successivi egli cede la carica presidenziale, pur rimanendo “patron” della società; solo nel 1990 riassumerà anche la carica di presidente. Sotto la gestione Campedelli il Chievo raggiungerà il mondo professionistico, scalando poco a poco la piramide calcistica italiana.

Il 18 maggio 1975 il Cardi Chievo s’impone nell’ultima giornata di campionato con il Castelmassa, e la concomitante sconfitta dell’altra capolista, il Contarina, decreta la promozione dei clivensi in serie D, il massimo livello dilettantistico dell’epoca.

. Il 18 maggio 1986, allo Stadio “Rigamonti” di Brescia, davanti a tremila spettatori, il Bassano si aggiudica la promozione ai rigori. Tuttavia il 13 giugno 1986 giunge una sentenza che condanna i vicentini per un’inchiesta federale per illecito sportivo, e promuove il Chievo in serie C2: la società dunque entra per la prima volta nella storia nel calcio professionistico.

Nella stagione 1988-89 è Gianni Bui, ex centravanti di serie A, a sedere sulla panchina dei clivensi. Il campionato dei gialloblù si conclude in testa alla classifica, ottenendo la promozione in serie C1.

Una settimana più tardi, il 29 maggio 1994, il Chievo, con quattromila tifosi al seguito (cifra ragguardevole considerando le dimensioni di Chievo) si impone per 2-1 a Carrara, ottenendo la promozione in serie B, grazie alla rete decisiva del centrocampista Giuliano Gentilini.

Dopo sei anni di serie B il presidente Luca Campedelli, per la prima volta, esce allo scoperto dichiarando che l’obiettivo per la stagione 2000-01 è quello di conquistare la promozione nella massima serie, ed il mercato della squadra, diretto dal ds Sartori, è mirato al suo raggiungimento.

 campionato vede il Chievo immediato protagonista, colpendo in particolare per la qualità del gioco espresso, grazie soprattutto agli esterni Eriberto e Manfredini, a dal rigenerato regista Corini. La matematica certezza della promozione in serie A viene ottenuta il 3 giugno 2001, quando il Chievo, di fronte a circa tredicimila spettatori presenti al “Bentegodi“, sconfigge per 2-0 la Salernitana, e ottiene il terzo posto definitivo. La promozione clivense viene vista come un evento clamoroso, e suscita enorme stupore in tutta Italia viste le dimensioni di Chievo, che conta circa 2500 abitanti. 

Fonte: wikipedia.org https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27Associazione_Calcio_ChievoVerona