Michael Fabbro è intervenuto ai microfoni di Chievo1929.it. Una lunga intervista tra passato e futuro al numero 9 del Chievo.

Partiamo dal ritiro di agosto, dopo anni in prestito tra Siena e Pisa rimani in rosa e a Pescara sei già titolare. Quando hai capito che facevi parte del progetto come protagonista?

Esatto, gli anni prima ero andato via subito, quando il Chievo era in serie A la rosa era ampia quindi non ho mai fatto il ritiro con la squadra. Quest’anno invece, avendo iniziato dal ritiro, ho avuto molte più possibilità di mettermi in mostra, di conoscere i compagni e il mister. Fin da subito ho trovato il feeling con la squadra, poi, più si avvicinava l’esordio in campionato più capivo che potevo essere una delle prime scelte e fare una stagione importante a Verona“.

I tifosi non ti conoscevano, ma ti sono bastate poche partite per diventare un loro idolo, soprattutto grazie al grande impegno che metti su ogni singolo pallone. Puoi descriverci i tuoi punti di forza e dove invece pensi di dover ancora migliorare?

Mi fa piacere che si veda questo di me, la tenacia, la corsa e l’impegno sono state sempre le mie caratteristiche, mi piace dimostrarlo perché sono uno che all’interno del campo cerca sempre di dare tutto e non risparmiarsi mai, non voglio avere nessun rammarico, voglio arrivare a casa e dire a me stesso che ho dato tutto per la maglia. Sono un attaccante di movimento, mi piace tanto svariare, correre; la velocità è la mia migliore caratteristica, sicuramente invece devo migliorare la parte realizzativa, ma non mi devo fossilizzare troppo sul gol perché più ci penso e meno arriva“.

Il Chievo ha una rosa importante che può ambire alla Serie A, sei d’accordo?

Si, si nota anche durante gli allenamenti, c’è una rosa ampia, tutti giocatori molto competitivi e validi. Più alzi l’asticella più è difficile, ma la competizione è stimolante, anche se non sei titolare tutte le domeniche impari e migliori. Il campionato è difficile, non esistono squadre deboli, noi ragioniamo partita per partita, poi ovvio, un pensierino di andare in A, anche se non ce lo diciamo, in testa ce l’abbiamo, giochiamo per vincere. Siamo un gruppo umile, pensiamo partita per partita“.

Dall’esterno si nota che siete un gruppo affiatato, ci puoi parlare un po dello spogliatoio, c’è un leader in particolare?

Siamo un gruppo molto unito, noi cerchiamo di rendere partecipi tutti, scherziamo davvero tanto, ma quando c’è da lavorare, lavoriamo sodo. Se uno spicca è perché gli altri corrono per lui, è una catena. Se proprio devo fare un nome mi viene in mente Mogos, che tiene unito il gruppo, da sempre tutto, è il primo che urla, insomma: un vero leader. Anche Giak e Filip avendo una carriera importante alle spalle è normale che ti indirizzino verso la strada giusta. In squadra c’è il giusto mix tra esperienza e gioventù“.

Tu che hai vissuto anche l’ambiente Milan, cosa provi a indossare la maglia del Chievo? Una realtà piccola, ma con una tifoseria esigente e una storia moderna tra le più importanti d’Italia.

Personalmente l’importanza della piazza Chievo io la percepisco molto, allo stadio anche senza tifosi senti comunque l’imponenza del Bentegodi, si percepisce che c’è stato qualcosa di grande, senti una responsabilità in più che personalmente mi stimola. Sono andato in realtà più piccole come Bassano dove stavo bene, ma non è come a Verona. Il peso della maglia del Chievo si vede e si sente. Una società che ha fatto tanta Serie A ed è ambiziosa e noi lo siamo altrettanto proprio perché sentiamo questa importanza della maglia“.

Oltre il calcio hai una passione per la musica e il pianoforte: da dove è nata? Un hobby così opposto rispetto alla frenesia del calcio.

Sì, è una passione nata per caso, quando giocavo a Bassano, Falzerano mi regalò una pianola e subito mi misi a provarla accorgendomi che mi piaceva. Come dici tu è una cosa completamente diversa dal calcio, che comunque è uno sport che ti porta a uno stress mentale e fisico. Mentre quando arrivo a casa e suono il piano, stacco da tutto, è un momento che prendo per me, mi rilassa e nei momenti difficili mi aiuta, mi fa pensare e reagire; è stato davvero una scoperta importante, un passatempo che vorrei tramandare anche ai miei figli“.

Obbiettivi personali di Micheal Fabbro? Hai mai pensato di poter diventare una “bandiera” del Chievo?

Guarda, è una cosa che forse ho detto solo a voi, e non lo dico per “fare il lecchino” ma se io potessi restare a Verona a vita io ci resterei, mi trovo davvero bene, la città è stupenda, la società è sana, il centro sportivo devastante, nella mia testa penso a questo: io rimarrei a vita qua. In quel caso l’obbiettivo sarebbe di fare almeno la metà, ma va bene anche un terzo dei gol di Pellissier (ride…). Poi le strade si possono anche dividere, perchè il calcio dipende da tante cose, non solo dal calciatore, ma l’importante sarebbe lasciare un bel ricordo ai tifosi“.

I tifosi non vedono l’ora di tornare a vedervi dal vivo, hai un messaggio in particolare da dargli?

Il messaggio è di auguri e di speranza. Speriamo di vederli presto allo stadio, perché possano darci una mano, noi vogliamo veramente gioire insieme a loro e dargli più soddisfazioni possibili perché il Chievo merita altri palcoscenici. Un grazie infine al giornale Chievo1929.it, continuate a seguirlo!“.

Ringraziamo il ChievoVerona per la disponibilità.

Segui Chievo1929.it su:

Un pensiero su “[Esclusiva Chievo1929.it] Fabbro: «Sento molto l’importanza di questa maglia»”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *