La redazione di Chievo1929.it ha intervistato il primo allenatore di Massimo Bertagnoli, quando giocava nell’attuale Real Grezzanalugo. Curiosità e aneddoti sul giovane talento gialloblu.

Buongiorno Mister Ferrari, può raccontarci di Massimo Bertagnoli bambino? Si intravedeva già che aveva qualcosa di speciale?

“Massimo da piccolo era un ragazzino molto timido, educato e tranquillo. Amava giocare a calcio con i suoi coetanei. Dal punto di vista calcistico si intravedeva già un talento particolare in lui. Ovunque lo mettevi in campo faceva bene, era un giocatore indispensabile da non sostituire mai”.

Quando è avvenuto il suo passaggio al Chievo? È stato osservato o è stata una sua volontà?

“Il suo passaggio al Chievo avvenne molto presto, non ricordo esattamente l’anno, con me lui fece tre anni: scuola calcio e pulcini a 5. Poi prese la strada verso il Chievo assieme ad altri due nostri ragazzini (Rabbas, Abedi). Eravamo una delle annate più forti della provincia a quel tempo, avevamo a disposizione 12/13 ragazzi tutti molto bravi e affiatati, loro tre però avevano un qualcosa in più. Dei tre partiti Massimo è l’unico ad essere arrivato nei professionisti. Motivo in più per esser orgoglioso del suo percorso. Facevamo tornei con squadre della provincia ed era presente qualche osservatore che seguiva i piccoli talenti. Poi la nostra società era affiliata al Chievo e il passaggio fu immediato vista la collaborazione”.

foto fornita dai dirigenti del Real Grezzanalugo

Quali sono secondo lei le caratteristiche che ha sempre mantenuto da quando ha iniziato a giocare a calcio?

“Ne sono passati di anni e lui è cresciuto molto sotto ogni punto di vista. Fisicamente è diventato un uomo. Già da piccolo però allora aveva un tiro importante e un modo di calciare che lo distingueva dai suoi coetanei, penso che lo abbia ancora oggi, basta vedere il suo primo goal tra i professionisti: bellissimo. Non si può tralasciare poi la sua umiltà e la voglia di non mollare mai, caratteristiche che lo hanno portato ad essere dove è ora. Quando lo incontro oggi in paese o sui campi comunali a guardare i nostri ragazzini, vedo ancora in lui quel ragazzo umile che era con noi nella scuola calcio. Credo che questo sia una cosa importantissima per il prosieguo della sua carriera”.

Massimo può essere un esempio e uno stimolo reale per tutti i ragazzi del Real Grezzanalugo che sognano di diventare professionisti, soprattutto per la sua umiltà e spirito di sacrificio. È così?

“Assolutamente sì. Massimo è molto conosciuto dai nostri ragazzi delle giovanili. Alla domenica quando può e non ha impegni col Chievo frequenta i campi della nostra società come spettatore. Osserva i nostri ragazzini e si ferma a chiacchierare con tutti. È un piacere vederlo tra noi, è un esempio da seguire sicuramente perché giocare nei professionisti è il sogno di tutti e farlo nella squadra della propria città è il sogno perfetto. Un paio di anni fa grazie anche al consenso del Chievo quando giocava in Primavera, una volta a settimana veniva a dare una mano in società ad allenare i ragazzi.
Momenti e ricordi bellissimi per noi ma penso anche per lui”
.

Dove pensa che possa arrivare nel corso della sua carriera? Storie e giocatori come Massimo fanno bene al calcio italiano.

“Conosco abbastanza bene la famiglia di Massimo e so che con dedizione ed educazione è cresciuto. Hanno fatto molti sacrifici per lui e quindi auguro a Massimo una carriera lunga e piena di soddisfazioni. L’anno scorso dopo la breve parentesi a Fermo finita in fretta causa Covid-19 lo avevo visto un po’ scarico ma deciso a ritornare a Verona per prendersi un posto nella sua squadra. Ha avuto ragione, si sta ritagliando degli spazi molto importanti, quando viene chiamato in causa da mister Aglietti risponde sempre con ottime prestazioni, i due goal segnati fino ad ora ne sono la dimostrazione. Quindi auguro a lui una carriera lunga piena di soddisfazioni, il percorso sarà lungo e a volte tortuoso ma con la sua umiltà e dedizione al sacrificio saprà rispondere sul campo. E poi perché non sognare in grande una chiamata della Nazionale? Infine, speriamo il più tardi possibile, mi piacerebbe vederlo chiudere la sua gloriosa carriera dove tutto è cominciato: con i nostri colori, in mezzo al nostro rettangolo verde!”.

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