La nostra redazione ha contattato in esclusiva Manuel De Luca. L’attaccante gialloblu ha raccontato la scelta di venire al Chievo e il suo momento di forma.

Buongiorno Manuel, intanto complimenti per il gol, abbiamo visto un’esultanza liberatoria, ce la spieghi?

Grazie, ci voleva, me lo meritavo, non sono stato benissimo questi ultimi mesi per un paio di problemi fisici. Sono contento per il gol, anche se l’importante ora è entrare nei playoff, perché abbiamo perso qualche punticino per strada ed era fondamentale vincere per distanziare quelle dietro di noi.

Il Chievo ha creduto in te comprandoti a titolo definitivo dal Torino, cosa ti ha spinto ad accettare l’offerta della società?

Quando il mio procuratore mi ha chiamato e ha detto che il Chievo era interessato offrendomi un contratto non di 1 o 2 ma di 4 anni, che voleva investire dei soldi e creare una bella aspettativa su di me, ho pensato fosse la scelta migliore. Andare al Chievo, società importante che ha giocato quasi sempre in Serie A, mi ha convinto subito. Per ora questo si sta confermando perchè ho trovato un team con persone preparate e sempre pronte ad aiutarti, sono davvero contento.

I tifosi credono molto nella tua “esplosione”, a loro manca avere un bomber dopo l’addio al calcio di Pellissier. Ti senti questa responsabilità?

In realtà io penso solo a lavorare, la parte fuori dal campo la guardo poco, commenti o altre cose, perché voglio restare focalizzato sul mio obbiettivo: so quanto posso dare, conosco le mie qualità e dove devo migliorare.

Parliamo dei numeri, sei a quota 5 in campionato, 6 contando la Coppa Italia, soddisfatto? Obiettivo doppia cifra?

Guarda, sono arrivato non al meglio, poi mi sono preso il mio spazio, ho fallito qualche occasione quindi potevo essere tranquillamente a più gol. Ogni tifoso si aspetta tante reti dal proprio attaccante, io voglio dare a loro una soddisfazione importante e ce la metterò tutta. L’obiettivo che mi ero prefissato all’inizio della stagione era la doppia cifra, quindi sì, ci proverò.

Un anno di crescita per te, in cosa ti senti migliorato e dove invece sei consapevole di dover lavorare?

Mi sento migliorato in tantissime cose, ad esempio nella manovra della squadra, lavorando con il mister settimanalmente, poi le cose che fai ad allenamento te le riporti in campo. Dovrei migliorare invece nel capire i momenti della partita, quando magari serve prendere con furbizia un fallo o quando gestire la palla a 1 o 2 tocchi e infine essere ancora più lucido davanti al portiere, ad esempio contro la Spal, lo stop dove la palla mi è sfuggita via. Poi anche i problemi fisici mi hanno un po’ penalizzato perché con la pubalgia se non ti scaldi bene, subentrare a queste temperature puoi far fatica. Quando ti prepari con la squadra è tutto diverso, magari in quell’occasione lì contro la Spal sarei stato più lucido, ma non posso saperlo.

A Torino vedevi da vicino Belotti, Zaza e altri attaccanti di livello, c’è qualcuno in particolare a cui ti ispiri?

Io guardo tanto Dzeko da cui provo a prendere spunto data la struttura fisica simile e alcune caratteristiche: protezione della palla, scarico, è presente, colpisce bene di testa e ha fisicità. Belotti invece è più un attaccante che va incontro a prendere la palla a centrocampo, si gira, punta, prova il dribbling.

Parliamo di playoff: c’è una squadra in particolare che preferite non incontrare?

Personalmente non mi spaventa nessuno, nei playoff sono gare secche dove ti giochi il tutto per tutto. Se devo dire un nome quella che mi ha impressionato di più è stata il Lecce, anche se tutte stanno facendo benissimo, ad esempio il Venezia gioca un ottimo calcio. Nei playoff però tutto cambia: le partite sono singole e sei costretto a vincere e ti concentri di più su te stesso e meno sull’avversario.

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