Ecco la seconda di tre parti dell’intervista esclusiva rilasciata dall’ex gialloblu Nicolas Frey alla nostra Redazione.

La passione di Campedelli può ancora sopravvivere in questo calcio milionario?

Dipende tutto da lui. È vero che il Chievo è un quartiere, ma ha fatto comunque dieci anni consecutivi in serie A, centrando i preliminari di Coppa, togliendosi tante soddisfazioni. Il potenziale l’ha fatto vedere a tutti. Poi la passione ha un limite, ci vuole una gestione attenta, occuparsi di una squadra di calcio non ha paragoni. Se il Presidente Campedelli vorrà continuare, dovrà pensare a gestire bene”.

L’allenatore che ricordi più volentieri?

Di Carlo è quello che ho avuto di più, mi ha dato continuità e abbiamo fatto un bel percorso. Iachini mi ha fatto esordire, Corini è quello che mi ha fatto fare più partite, con Maran abbiamo disputato delle ottime stagioni. Qualsiasi allenatore ti lascia qualcosa, nel bene e nel male. Per dire anche Sannino, nonostante fosse stato esonerato a metà stagione, purtroppo la squadra non è riuscita ad esprimere il suo gioco, ma era un personaggio. Pioli, che anche se abbiamo avuto dei problemi personali, poi abbiamo chiarito e lo ritengo un ottimo allenatore come sta dimostrando ora al Milan”.

Se potessi riiniziare la carriera, lotteresti da protagonista per la salvezza con il Chievo sudandotela fino all’ultima giornata o andresti in una squadra più titolata magari però in panchina?

“Se dovessi ricominciare, se trovassi una squadra più blasonata, in cui raggiungere il sogno di qualsiasi giocatore, ovvero la Champions League, per poi conquistare magari la tua nazionale, non dispiacerebbe. Anche se pure al Chievo ci sono andato vicino alla Champions. Però se questo vuol dire giocare tre partite in una stagione, vuol dire che non è il tuo, non ne vale la pena, perché il calcio è bello giocarlo, viverlo da protagonista”.

Non perdetevi domani la terza e ultima parte di tre dell’intervista esclusiva a Frey, sempre qui su Chievo1929.it!

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