L’ex punta gialloblu Amauri si racconta a Tuttomercatoweb. Questi i passaggi in cui il brasiliano ripercorre gli anni al Chievo.

La tua carriera è stata un continuo crescendo. Quale è stata la svolta?
“Io sono arrivato in Italia da sconosciuto, non avevo mai fatto parte della nazionale né di selezioni giovanili. Ho avuto i miei 2-3 anni di ambientamento per capire come funziona il calcio italiano. Certo, ci sono stati momenti chiave: direi che è stato decisivo il periodo dal 2005 in poi: se non facevo bene al Chievo rischiavo di non fare il salto di qualità. Lì è stata la prima svolta, che mi ha portato a Palermo. I due anni in Sicilia sono stati decisivi per il salto alla Juve, il sogno di tutti i calciatori”.

A Palermo eri all’apice della carriera e la tua riserva era un certo Edinson Cavani. Che effetto ti fa ripensandoci?

“L’ho conosciuto nel 2005 quando si presentò al Chievo, dove io giocavo, con altri due uruguayani per un provino. Dei tre lui era quello con più qualità ma alla fine fu scartato ed è rientrato in Uruguay. Un anno ero a Palermo e quando mi sono infortunato al ginocchio c’era bisogno di qualcuno che mi rimpiazzasse. Rino Foschi venne a trovarmi e mi disse: voglio prendere un tuo sostituto e ho due nomi che sono Matusiak ed Cavani. Non ci ho pensato due volte a suggerirgli Edinson”.

Rimpianti?

“L’unico che ho è di non essermi fermato quando dovevo fermarmi. Alla Juve ho preso tanti fischi perché non stavo bene, stringevo i denti per giocare ma non stare bene. Ma per il resto ho conquistato tanti traguardi, portare ai preliminari di Champions una realtà di quartiere come il Chievo, arrivare in testa alla classifica col Palermo, giocare con la Juve, fare la Champions e arrivare in Nazionale. Magari potevo avere qualcosa in più ma sicuramente molto di meno”.

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foto: goal.com

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